In occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro del 28 Aprile, è doveroso fare il punto sulla situazione degli infortuni e delle malattie professionali in Italia. I dati aggiornati al 2024 mostrano un quadro ancora allarmante, nonostante i progressi normativi e gli sforzi delle istituzioni e delle parti sociali.
Secondo le denunce presentate all’INAIL, nel mese di gennaio 2024 si sono verificati 42.166 infortuni sul lavoro, con un aumento del 6,8% rispetto allo stesso periodo del 2023. Di questi, ben 45 hanno avuto esito mortale, il 4,7% in più dell’anno precedente. In particolare, sono stati 33 i decessi avvenuti in occasione di lavoro e 12 quelli in itinere. Le regioni più colpite sono state Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo e Calabria.
Ma il dato più preoccupante riguarda le vittime complessive nei primi 50 giorni dell’anno. Considerando solo i lavoratori regolari, il numero dei morti sul lavoro in Italia ha già raggiunto quota 181, di cui 145 durante l’attività lavorativa e 36 vittime di 15 incidenti plurimi. Tra i casi più gravi, il crollo di un cantiere a Firenze il 16 febbraio che è costato la vita a 5 operai.
Questi numeri testimoniano che la battaglia per la sicurezza sul lavoro è ancora lontana dall’essere vinta. Occorrono maggiori investimenti in prevenzione, formazione e controlli, come ha sottolineato anche il Ministro del Lavoro Marina Calderone. Nel bilancio di previsione 2024 dell’INAIL sono stati stanziati oltre 500 milioni di euro per bandi e incentivi alle imprese, mentre il budget per la formazione è stato quintuplicato da 10 a 50 milioni. Si tratta di un segnale importante, ma non ancora sufficiente per arginare questa strage silenziosa.
Oltre agli infortuni, crescono anche le denunce di malattie professionali, che a gennaio 2024 sono state 6.218, il 30,7% in più rispetto al 2023. Le patologie più diffuse riguardano il sistema osteo-muscolare e il tessuto connettivo, seguite da quelle del sistema nervoso e dell’orecchio. Questo trend è confermato anche dai dati annuali del 2023, che hanno visto un aumento del 19,7% delle denunce rispetto al 2022, con punte del +27,3% al Sud e del +20,4% nel Nord-Ovest.
Di fronte a questo scenario, noi di Ancora di Speranza riteniamo che sia necessario un cambio di passo nella cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. Non si tratta solo di rispettare le norme e di utilizzare i dispositivi di protezione, ma di mettere al centro la persona e la sua dignità. Ogni lavoratore ha il diritto di svolgere la propria attività in un ambiente salubre e sicuro, senza rischiare la vita o la salute.
Per questo, oltre a sostenere le famiglie delle vittime e a sensibilizzare l’opinione pubblica, ci impegniamo a collaborare con le istituzioni, le parti sociali e il mondo della ricerca per promuovere buone pratiche, innovazione tecnologica e formazione continua. Solo facendo rete e investendo sulla prevenzione potremo sperare di ridurre drasticamente il tributo di sangue che il lavoro continua a esigere nel nostro Paese.
La sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un investimento per il futuro. Un futuro in cui nessuno debba più perdere la vita per guadagnarsela. Un futuro di speranza e di dignità per tutti i lavoratori. Noi di Ancora di Speranza ci crediamo e continueremo a lottare per realizzarlo, giorno dopo giorno, cantiere dopo cantiere, azienda dopo azienda. Perché il lavoro sia davvero un diritto e non una condanna.