Progetto Arte in 1 click: la storia della cooperativa sociale L’iride

L’impegno sul territorio

Quando nasce e di cosa si occupa L’iride?

La Cooperativa L’Iride nasce nel 1982 – ben prima della promulgazione della legge che regola il settore – avviando un laboratorio di assemblaggio meccanico che occupa un operatore con tre persone disabili. Dalla sua nascita fino al 1992 la Cooperativa consolida l’attività svolgendo prevalentemente lavorazioni di assemblaggio elettromeccanico, affitta locali più ampi e adeguati, assume un tecnico di laboratorio, si dota di una struttura amministrativa e aumenta il numero delle persone occupate. Allo stesso tempo ottiene una convenzione con il comune di Monza per la gestione di un laboratorio con 13 persone disabili assistiti da 3 operatori.

Nel 1993 per rispondere alla nuova legislazione L’Iride decide di dedicarsi alle attività socio educative mentre le produzioni industriali sono affidate alla Nuova Iride che viene costituita da quel gruppo di soci che esegue tali lavorazioni. Cominciano qui percorsi specifici ma sinergici che permettono alle cooperative di specializzare le loro competenze ed affermarsi in settori diversi di integrazione delle persone svantaggiate.

Nel 1999 L’Iride apre un nuovo centro educativo a Besana Brianza e nel 2007 apre una comunità alloggio ad Arcore. Sempre a partire dal 2007 L’Iride, avvia un ampio processo di ristrutturazione dei due immobili di Monza e dell’immobile di Besana Brianza e trasforma le proprie strutture in Centri Socio Educativi rientrando nella rete delle unità di offerta previste dalla legge regionale n.3/2008.

Nel 2008 la Nuova Iride acquisisce un’ azienda artigiana specializzata nella riparazione e manutenzione di ausili ortopedici e nel 2010 sottoscrive le prime convenzioni con Imprese della Brianza ai sensi dell’art. 14 del D.lgs 276/03 che permette di assumere un numero maggiore di persone disabili.

Nel mese di giugno 2015 abbiamo concluso un percorso di innovazione che ha voluto recuperare le origini come patrimonio qualitativo per affrontare le nuove sfide che il mutato contesto culturale e sociale ci pone: la Cooperativa L’Iride (coop. A) ha incorporato attraverso un atto di fusione la Cooperativa Nuova Iride (Coop. Tipo B) e ha cambiato il suo sistema di governance così da sviluppare maggiori sinergie nella realizzazione dei percorsi a partire dalle specializzazioni e dal differente patrimonio relazionale acquisito.

Nel 2016, per sostenere il desiderio delle famiglie, sono stati avviati percorsi di avvicinamento alle autonomie residenziali che hanno contribuito a nuovi percorsi di specializzazione della cooperativa. In un primo momento, il progetto finanziato dalla Fondazione delle Comunità di Monza e Brianza e ultimato a fine 2018, è stato rivolto a 15 persone con disabilità per percorsi di avvicinamento alla residenzialità durante il fine settimana in un appartamento in affitto a Renate.

Nel 2017, sulla base delle valutazioni fatte con gli operatori e le famiglie, si è evidenziata la necessità di rendere più intensa l’esperienza in atto, spostando le attività in un appartamento in una zona centrale di Monza (Via Borgazzi), riproponendo un ambiente di tipo familiare nel quale la persona con disabilità, non solo potesse acquisire progressivamente autonomie nelle attività quotidiane, ma anche iniziare a vivere il proprio territorio come possibilità in cui costruire nuove relazioni che rendessero possibile scoprire e mantenere interessi ed attività differenti da quelle ordinariamente svolte presso le strutture frequentate.

A gennaio 2020, a seguito della ridefinizione ampia delle progettualità legate all’abitare e grazie al sostegno di diversi partner territoriale, la Cooperativa ha compiuto un’ulteriore passo acquistando 4 appartamenti in Via Buonarroti 141 che saranno destinati all’avvio di esperienze sinergiche di abitare: una comunità alloggio residenziale “Casa L’Iride” unitamente ad un appartamento palestra per l’avvicinamento alla residenzialità.

L’Iride ha sempre voluto valorizzare i talenti delle persone e dei soggetti che partecipano alla vita della Cooperativa. L’esperienza acquisita ha permesso di dettagliare la nostra “mission” in tre punti:

  • l’inclinazione al servizio nella cura della persona;
  • il riconoscimento e la valorizzazione dell’eccezionalità che ciascuno di noi porta con sé;
  • la sussidiarietà della nostra azione rispetto al compito della famiglia e dell’assistenza sociale.

I nostri servizi sono offerti rispettando il principio di eguaglianza che non significa uniformità del servizio, bensì una diversificazione dello stesso, perché è solo riconoscendo la diversità dei bisogni e delle specifiche condizioni d’ognuno che si potrà passare da un’eguaglianza formale a un’eguaglianza sostanziale.



Come sono impegnati i suoi utenti?

Viene attivato nel 2017 la Bottega Contridea come consolidamento di un’attività di artigianato già esistente, presso il centro di Via Parma, finalizzata alla realizzazione di piccoli manufatti destinati alla vendita ad una clientela interna e conosciuta.

Con il passare del tempo, il riconoscimento da parte della clientela ha stimolato a creare momenti di vendita strutturati (mercatini in occasioni particolari tipo il Natale) all’interno della cooperativa con diversi obiettivi:

  • aumentare le vendite con la conseguente gratificazione dell’utenza che vede il proprio lavoro riconosciuto ed apprezzato,
  • creare l’opportunità di accogliere attivamente le persone all’interno del proprio spazio, facendo sentire gli utenti “padroni di casa”.
  • Aprire le porte della cooperativa al territorio, in modo che le persone potessero entrare e conoscere, creando rapporti di volontariato significativi, poi mantenuti nel tempo.
  • Coinvolgere realtà del territorio attive nella vendita e nella diffusione del loro servizio, la condivisione ha permesso l’instaurarsi di relazioni significative e durature.

Questi momenti, che sono diventati appuntamenti fissi e attesi, hanno aumentato il numero di relazioni. In poco tempo il cliente, riconosciuta la bellezza dell’oggetto ma soprattutto il valore dell’incontro che ne scaturiva, non comprava più occasionalmente ma richiedeva i prodotti durante tutto l’anno.

Questo è il passaggio fondamentale che si pone alla base della nascita di CONTRIDEA:

Si passa dall’acquisto occasionale alla scelta di Contridea e non si compra solo un oggetto ma un’esperienza.

Da qui la consapevolezza di dover creare uno spazio dedicato, sono stati quindi riorganizzati gli spazi all’interno del CSE della cooperativa, creando una struttura autonoma ma strettamente collegata; nel prossimo anno si provvederà alla ricerca di uno spazio autonomo esterno alla cooperativa.

L’UNITA’ DI OFFERTA SPERIMENTALE “LA BOTTEGA CONTRIDEA” che si vuole proporre ha come OBIETTIVO la strutturazione di un laboratorio ergo terapico artigianale, uno spazio aperto alla città, un contesto creativo, formativo e artigianale.

creativo: perché vengono supportate le capacità e attitudini creative esistenti, partendo e valorizzando le idee delle persone che ci lavorano.

formativo: perché la persona fragile viene formata e affiancata affinché possa acquisire nuove competenze e potenziare abilità raggiungibili. Durante il lavoro, vengono messe in atto, da parte dell’operatore, osservazioni mirate e di orientamento.

artigianale: perché sono competenze del saper fare, saper fare manufatti che siano apprezzabili e vendibili per la loro bellezza, lontano dal manufatto acquistato per pura “beneficienza”. E’ il riconoscimento del valore dell’oggetto e dell’incontro, che porta alla sostenibilità del progetto stesso.

La Bottega è volta a presidiare situazioni emotive fragili, che spesso sono da ostacolo a un vero e proprio inserimento lavorativo e risponde al bisogno di sentirsi parte di un gruppo.

E’ un luogo in cui la persona trova il suo riconoscimento sociale attraverso il fare e la messa in gioco delle proprie risorse: parte essenziale nella vita sociale, di ogni persona.

La bottega vuole essere uno spazio protetto dove il clima sereno e accogliente, permette alla persona di sperimentare le caratteristiche, i tempi, i ritmi e le regole di un ambiente di lavoro e contemporaneamente offre anche l’opportunità di creare relazioni personali e di amicizia, che spesso le persone fragili hanno difficoltà a stabilire.

Un ambiente dove si è responsabilizzati e resi compartecipi alla commessa lavorativa, in base alle proprie capacità, uno spazio di osservazione e sperimentazione aperto, dove far nascere collaborazioni che coinvolgano anche i diversi soggetti del territorio.

Lo spazio è stato pensato e progettato con gli utenti, è stata posta attenzione per renderlo il più possibile funzionale al lavoro e all’autonomia degli stessi.

Non meno importante la ricerca del “bello” necessaria a ricreare un luogo di lavoro e di incontro accogliente con il cliente, nella ricerca di un’identità che non è predefinita ma che si modifica nel tempo con i desideri delle persone che lo vivono affinché ci si possa sentire parte di un bene comune da raggiungere insieme.

Il cliente, entrando in bottega, diventa concretamente testimone dell’operatività dei ragazzi, e ha l’opportunità di comprendere che l’oggetto che sta comprando è il risultato del contributo delle diverse capacità di ognuno.



Come nasce arte in un click?

Il progetto Arte in un click nasce nel periodo di pandemia. La costrizione a casa ci ha obbligato a reinventare un nuovo modo di stare insieme e, tra questi, la visione virtuale di musei, città, mostre ecc. Proprio guardando varie opere d’arte e, trovando somiglianze, un po’ per gioco nasce l’idea della realizzazione della mostra “promettendosi” che, al rientro l’avremmo realizzata concretamente. 

Abbiamo visto un autentico bisogno di socializzazione e incontro, una grande voglia di comunicare al di là della modalità on line per ricominciare a vivere e ad essere nel mondo e nella città da parte di tutti.  Soprattutto i più fragili sono rimasti troppo isolati e nell’ impossibilità di gestire in modo ricco e vitale molte ore della giornata. I bisogni generati indirettamente dalla pandemia sono comuni a tutti, ma la mancanza di stimoli rischiava di essere un “blocco” della creatività e degli scambi che nutrono il terreno dell’inclusione sociale.

Il bisogno di uscire dalla solitudine e dall’isolamento è stato forte e diffuso, come quello di essere riconosciuti e visti. Abbiamo attivato azioni di rete in risposta a questi nuovi bisogni sociali, generati indirettamente dalla pandemia, per rimettere in circolo idee e persone. Sappiamo che, durante i momenti di crisi l’abitudine a “togliere” e non ad “arricchire”  le proposte potrebbe far perdere slancio e propositività educativa a discapito di percorsi innovativi e aperti alla cittadinanza.

Obiettivi e finalità

– Imparare la storia dell’arte divertendosi:
Abbiamo proposto un un gioco creativo di osservazione, travestimento, immedesimazione in altri mondi, altre epoche, altri luoghi

– Stimolare la creatività:
Abbiamo scelto l’utilizzo della fotografia, del video e del lavoro di gruppo a servizio di un prodotto di qualità esportabile fuori dal CSE

– Stimolare negli altri servizi e nelle agenzie educativi la nascita di nuovi modi e nuovi stili operativi per lavorare sulle abilità troppo spesso non valorizzate degli utenti

– Interagire con la cittadinanza come risorsa e non come “soggetti svantaggiati” arricchendo di fatto la proposta culturale della città

– Riscoprire la “vicinanza” di temi “alti” e apparentemente “distanti e complessi” per i non addetti ai lavori

Azioni progettuali e aspetti innovativi

  • Siamo partiti dalla scelta condivisa di opere d’arte partendo dalla somiglianza con ciascun utente del servizio, dai suoi gusti e dal suo carattere (Domande al gruppo: A chi somiglia? Perché? Domande al protagonista: Perché questa scelta? Come vorresti essere? Il gruppo come ti vede?)
  • Abbiamo analizzato l’immagine e attivato tutti (operatori, utenti, familiari, amici) alla ricerca e all’organizzazione di tutto il materiale per realizzare il quadro fotografico nel modo più veritiero possibile (vestiti, accessori, trucco, parrucco, sfondi)
  • Abbiamo lavorato con foto e video realizzati direttamente con e dai ragazzi e sempre da loro rielaborati e corretti attraverso programmi del pc
  • Abbiamo raccolto via via spunti personali sui quadri scelti e interpretati attraverso un laboratorio specifico con nozioni base anche di storia dell’arte
  • La conclusione del progetto sarà una mostra sul territorio in cui i ragazzi faranno da “guide” e la divulgazione del progetto attraverso i social network e i giornali locali

Inoltre, i partecipanti hanno espresso attraverso una attività specifica, pensieri bellissimi e profondi. Tutti diventeranno cartellini esplicativi per la mostra.



Qual è il messaggio culturale e di inclusione?

Vogliamo creare sempre più reti tra enti e operatori per ampliare e qualificare l’offerta, rinnovando e potenziando ogni apertura sul territorio. L’attività sociale è attività culturale: attraverso la cultura e l’arte ci si incontra e ci si comprende, ci si incuriosisce e si apprende in modo sempre nuovo e scambievole. I ruoli spesso si invertono e mai come adesso è necessario portare leggerezza e stupore, voglia di conoscere e “muoversi” al di fuori delle proprie zone di confort.

Vogliamo creare una mostra fotografica di reinterpretazione delle opere d’arte da parte dei giovani frequentatori del CSE L’iride di Monza. Ripartiamo dalla bellezza come motore di vitalità e di nuovi stimoli. Sono state scelte 36 opere abbinate e poi reinterpretate dai ragazzi attraverso set fotografici con piccoli approfondimenti di storia dell’arte. Vogliamo riportare, dopo il lungo periodo faticoso, la gioia e l’entusiasmo di “fare” insieme.
Pensiamo che la cultura possa essere trasmessa cercando di incuriosire e divertire persone di tutte le età, ma soprattutto i giovani che vedranno il gioco e la tecnologia a servizio dell’arte e non in antitesi.

La mostra, eventualmente itinerante, coinvolgerà altri centri e agenzie educative in nuovi approcci al lavoro con la disabilità. Il covid ha bloccato per molto tempo gli scambi e le interazioni con il territorio “nascondendo” il prezioso lavoro della quotidianità del sociale.
Il bisogno è quello di trovare nuove forme di “lavoro insieme” sfruttando tutti i mezzi a disposizione: è possibile apprendere attraverso l’arte e il divertimento per poi interagire con la cittadinanza sotto una nuova veste, come portatori di cultura, vitalità e risorse. Lavoriamo con un’utenza ricca di risorse e di capacità sia artistiche che tecnologiche. Ognuno è stato coinvolto attraverso percorsi personalizzati, individuali e di gruppo, e mette in atto concretamente ciò che sa e vuole fare a vantaggio di tutti. Durante la pandemia il servizio è stato capace di trasformarsi e di non lasciare indietro nessuno, vogliamo mostrare il frutto di un gruppo di lavoro “resiliente”.


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